La battaglia di Zama e la fine della Seconda guerra punica
La guerra
Il 19 ottobre del 202 a.C. si svolse la battaglia di Zama che portò alla fine della Seconda guerra punica.
La guerra tra Roma e Cartagine andava avanti da circa sedici anni; iniziata per il controllo dei territori dell’Hispania, si estese su più fronti, fino alla penisola italica.

Dato l’enorme sforzo bellico ed economico, nel 204 a.C. il console Publio Cornelio Scipione propose un piano rischioso per porre fine alla guerra: attaccare direttamente Cartagine sul suo territorio, ripagando il generale Annibale della stessa moneta.
Il piano di Scipione
Il console puntava ad attirare le forze cartaginesi in Africa, allontanandole così da Roma.
E mentre il senato discuteva se appoggiare o meno l’ambizioso e rischioso piano, Scipione agiva in Africa cercando di strappare quanti più alleati a Cartagine. Il più importante risultato del console in queste trattative è sicuramente quello di aver portato dalla sua parte Massinissa (principe della Numidia) e la sua cavalleria.

Il piano di Scipione ebbe successo: date le vittorie romane sul suolo africano, Annibale fece ritorno in patria.
La battaglia
La battaglia decisiva si svolse a Zama, vicino l’odierna Tunisi, dove le forze cartaginesi superavano quelle romane nonostante i rinforzi trovati.
Sul campo di battaglia, Annibale dispose i pachidermi in prima linea per rompere i ranghi romani, formati da tre linee di fanteria al centro e la cavalleria ai lati; la disposizione cartaginese era simile a quella romana ma più compatta.

La strategia di entrambe le forze era quella di accerchiare il nemico, ma Annibale puntava di riuscirci prima grazie all’aiuto degli elefanti. Una volta iniziato lo scontro, i romani sfruttarono la debolezza dei pachidermi (si facevano prendere dal panico) attraverso il suono delle trombe e il lancio di giavellotti e pietre; come aveva previsto Scipione, gli elefanti tentarono di fuggire attraverso le linee romane che, essendo disposte in unità separate, non subirono danni.

Sfruttando il caos, la cavalleria romana attaccò i fianchi del nemico, portando alla ritirata dei cavalieri cartaginesi; questo aiutò la causa romana, perché la sua cavalleria poté volgersi su sé stessa e attaccare dalle retrovie la formazione cartaginese determinando l’esito della battaglia.
Questo evento causò il crollo della potenza cartaginese; Roma acquisì il controllo del Mediterraneo occidentale e di tutte le colonie cartaginesi in Spagna. La repubblica romana non fu tenera con Cartagine, imponendole non solo lo smantellamento della flotta, ma anche un pesante tributo che graverà sulle sue economie per circa cinquanta anni.